Come il prosciutto, anche il salame ha origine in epoca Etrusca. Tracce di carni di maiale insaccate ed essiccate si trovano già da prima, nel periodo Egizio. Oppure un paio di secoli dopo il 1000 a.C., Omero fa riferimento, in alcuni passi dell’Odissea, ad un composto a base di sangue e di grasso.
Il Salame come lo conosciamo oggi, però, ha certamente origine in epoca Romana, con la costruzione della via Salaria, che univa Roma all’Adriatico, con la relativa nascita del commercio del sale, ingrediente indispensabile alla salatura e all’essiccazione. Inizialmente la carne di suino veniva cotta e poi insaccata, essiccata e stagionata; l’utilizzo di carne cruda è successivo, in epoca longobarda.
Nel Medioevo, grazie ai monasteri e alle prime antenate delle odierne aziende agricole, la lavorazione delle carni suine assunse le dimensioni di un vero e proprio sistema produttivo in grandi quantità.
Il salame ha lunga storia di nomi: “insicia” e “salumen” presso i romani, “salamem” e “salacca” nel Medioevo, per poi diventare “salame” nel ‘500 e infine “salami”, in quasi tutte le lingue del mondo. In tutta questa storia la Romagna ha un ruolo molto importante: i numerosi allevamenti suini, uniti ad una tradizione (anche casalinga) di produzione del salame, hanno fatto sì che il salame diventasse parte integrante della cultura romagnola, e indispensabile alimento nelle nostre tavole.