Quando pensiamo alla vera e antica tradizione romagnola, qual è la prima cosa che ci viene in mente? Non c’è ombra di dubbio: la piadina.
E’ considerata la tipicità romagnola per eccellenza, conosciuta da sempre e tra le più apprezzate, immancabile accompagnatrice dei piatti di carne romagnola.
L’origine è antica quasi quanto l’uomo. E’ certamente una evoluzione del pane azzimo, diffuso prevalentemente nei paesi mediorientali fin dall’antichità.
Si hanno tracce della preparazione di focacce non lievitate di forma circolare, composte semplicemente da acqua e farina di cereali, in epoca Etrusca, 1000 anni a.C.
Anche i romani utilizzavano abbonamento questo cibo, come alternativa al pane, per la semplicità di realizzazione e per la rapidità di cottura. E’ noto che perfino i soldati dell’Impero, nelle loro bisacce, portavano dei piccoli sacchetti di farina con cui, durante i periodi di battaglia, potevano realizzare sul posto queste “rudimentali” piadine.
Negli anni a seguire la piadina divenne il cibo romagnolo per eccellenza, proprio perché alla portata di tutti, anche delle persone povere, per la sua semplicità e bontà.
La prima citazione del termine “Piada” è in un documento del 1371 del cardinale Angelico de Grimoard, la “Descriptio Romandiole” ove riportava che la città di Modigliana (nella provincia di Forlì Cesena) doveva pagare, come tributi alla Camera Apostolica, anche 2 “piade”. L’ufficializzazione del termine “piada” venne però per merito di Giovanni Pascoli, nel 1913, il quale italianizzò il termine dialettale romagnolo “piè”.
Al giorno d’oggi ne esistono tante varianti quante sono le città della Romagna, pur mantenendo la stessa matrice originale.